Ormai arrivano a centinaia e centinaia, a che serve contarli? Rappresentano la disperazione migrante, ma chi se ne frega veramente? Di certo l’Italia fa il suo dovere, e la Marina Militare lo dimostra: nella sola giornata di Natale ha tratto in salvo quasi mille persone nel canale di Sicilia. Altre cinquecento in queste ore sono dirette verso le coste dell’isola. C’è chi muore, c’è chi nasce, come il bambino venuto alla luce il giorno di Natale sulla nave rifornitrice Etna dopo che la madre, una giovane nigeriana di 28 anni, era stata presa a bordo del pattugliatore d’altura Comandante Borsini. Esseri umani, tutti lontani dalla loro casa, dalla loro patria, alla ricerca di una nuova casa, alla ricerca di un futuro che forse non troveranno. Fortunatamente i più sopravvivono. vengono soccorsi dalle navi della Marina Militare. Avrà fine questa tragedia? Non lo crediamo: è una “questione politica”…
Ogni cosa è una “questione politica”, anche il caso dei Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Anche l’articolo 18 mandato in pensione è un caso politico. Gira e rigira è tutto “politica”. Ma, allora, dov’è lo “spazio” per l’antipolitica se ogni cosa è in mano alla politica? Si gioca con le parole, i fatti restano. Napolitano lascerà il suo ruolo fra poco più di due settimane. Ha auspicato per il suo successore che non vada preferita l’immagine all’autorevolezza: come cercare un ago nel pagliaio, là dove l’elezione del Presidente della Repubblica – si sa – è una “questione politica” in quanto sono le cosiddette forze politiche che indicano il “soggetto” e non certo la collettività nazionale.
Il “bene comune” non è quello delle “buone intenzioni” che restano “intenzioni” e non vanno mai oltre.
Anche Papa Francesco è costretto a fare “politica”, ma Lui dà indicazioni precise che non possono essere equivocate, così come accade quando parlano i politici di professione. Come non ricordare la frase pronunciata dal Pontefice il 5 novembre “Io ho cacciato dal tribunale della Sacra Rota una persona che vendeva le sentenze“, dimostrando che le “cose” possono essere cambiate veramente? E mentre Cuba e Stati Uniti d’America si “riavvicinano”, non trascura di affermare “Oggi siamo in guerra dappertutto. Qualcuno mi ha detto: viviamo la terza guerra mondiale ma a pezzi. L’efferatezza delle guerre non convenzionali ha raggiunto un livello di crudeltà spaventosa, di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario. Questi sono i frutti della guerra, qui siamo in guerra, è una terza guerra mondiale ma a pezzi“.
E’ tutta una questione politica: politica economica, politica finanziaria, politica militare, politica industriale, politica di parte e controparte, è politica anche l’aria che si respira.
A quale Paese apparterrà, e dove vivrà e come vivrà il bambino nato a Natale sulla nave militare Etna, mentre navigava in acque siciliane? Anche questa nascita diverrà un “questione politica”?